Il Football Club Internazionale Milano S.p.A., meglio conosciuto come Internazionale o, più semplicemente, come Inter,[3] è una società calcistica per azioni italiana con sede a Milano. Fu fondata il 9 marzo 1908 da 44 soci dissidenti del concittadino Milan e, insieme a quest'ultimo, rappresenta il capoluogo lombardo nel calcio professionistico. È l'unica squadra ad aver partecipato a tutti i campionati di Serie A a girone unico dalla sua fondazione, avvenuta nella stagione 1929-1930.
Nel suo palmarès figurano 18 campionati di lega, 7 Coppe Italia e 5 Supercoppe italiane per un totale di 30 vittorie in competizioni nazionali gestite dalla Lega Nazionale Professionisti Serie A – seconda alle spalle della Juventus (44) –, cui vanno sommati 9 titoli vinti in tornei internazionali: 3 Coppe dei Campioni/Champions League, 2 Coppe Intercontinentali, 1 Coppa del mondo per club e 3 Coppe UEFA che ne fanno il terzo club italiano sia per numero di titoli ufficiali vinti (39) – dopo Juventus (55) e Milan (47) – che per vittorie in competizioni internazionali, alle spalle di Milan (18) e Juventus (11). Il club occupa il sesto posto – terzo tra i club italiani – nella speciale classifica dei migliori club europei del XX secolo stilata dall'Istituto Internazionale di Storia e Statistica del Calcio (IFFHS).[4] Con i successi conseguiti in campionato dal 2005-2006 al 2009-2010 l'Inter ha eguagliato il record di cinque scudetti consecutivi raggiunto in precedenza dalla Juventus del Quinquennio d'oro negli anni trenta e dal Grande Torino negli anni quaranta. Sempre nella stagione 2009-2010, inoltre, è diventato il primo club italiano a centrare il treble, con le sue vittorie in campionato, Coppa Italia e Champions League.[5]
In base a quanto emerso da un sondaggio della società Demos & Pi effettuato nel settembre 2012, l'Inter risulta essere il terzo club più sostenuto del Paese, avendo riscosso la preferenza del 14,5% del campione esaminato.[6] A livello continentale invece, quella nerazzurra si classifica all'ottavo posto tra le squadre con più tifosi in Europa, contandone 17,5 milioni, come emerso da uno studio pubblicato dalla società tedesca Sport+Markt nel settembre 2010.[7]
Storia
Il Football Club Internazionale Milano nacque al Ristorante Orologio la sera del 9 marzo 1908 con il nome di Foot-Ball Club Internazionale (solo nel 1967 verrà aggiunto Milano alla denominazione ufficiale, quando diventerà una S.p.A.[8]) da una costola di 44 dirigenti dissidenti del preesistente Milan Football and Cricket Club, che aveva imposto il divieto di far arruolare altri calciatori stranieri a quelli già presenti nella rosa.[9][10][11] Gli stranieri erano per gran parte l'ossatura delle nuove società di calcio che stavano sorgendo e il fatto di non arruolarli parve essere irriconoscente verso di loro.[12] Il pittore e socio-fondatore Giorgio Muggiani scelse i colori che avrebbero rappresentato l'emblema della società: il nero e l'azzurro. Quest'ultimo colore fu scelto perché all'epoca si usavano le matite a due colori, rosse da una parte e blu dall'altra quindi simbolicamente il blu era opposto al rosso.[13] Il primo presidente fu Giovanni Paramithiotti, mentre il primo capitano Hernst Marktl, che tra l'altro era stato uno dei fondatori del Milan.[12]Nel 1910 l'Inter vinse il suo primo scudetto, cui seguirono delle stagioni deludenti. Con lo scoppio della prima guerra mondiale fu interrotta l'attività sportiva che riprese nel 1920; a tale anno risale il secondo successo nazionale dei nerazzurri, guidati da Nino Resegotti e Francesco Mauro. A seguito della scissione tra FIGC e CCI,[14] nella stagione 1921-1922 l'Inter si piazzò ultima nel proprio girone della CCI e doveva, per rimanere nella massima serie, disputare uno spareggio salvezza contro una squadra di Seconda Divisione.[15] Tuttavia, prima che lo spareggio si disputasse, due mesi dopo la fine del torneo, avvenne la riunificazione del campionato, avvenuta sulla base del Compromesso Colombo che, derogando alle regole prestabilite, stabiliva degli spareggi incrociati tra squadre FIGC e squadre CCI.[16][17] L'Inter riuscì a salvarsi battendo prima la cadetta S.C. Italia di Milano come stabilito dall'iniziale regolamento CCI (vinta dall'Inter a tavolino in quanto gli avversari non poterono schierare 11 giocatori, per motivi legati alla leva militare obbligatoria) e poi la Libertas Firenze.
Con l'inizio del ventennio fascista l'Inter si trovò costretta a mutare il proprio nome per ragioni politiche; troppo poco italiano e soprattutto simile al nome della Terza Internazionale Comunista. Così nel 1928 l'Inter si fuse con l'Unione Sportiva Milanese e assunse la denominazione di Società Sportiva Ambrosiana, poi mutata in Ambrosiana-Inter fino al 1945. La squadra vinse, sotto la guida tecnica di Árpád Weisz, nel 1930, con due giornate d'anticipo, il primo campionato di Serie A disputato a girone unico, successo questo impreziosito dalle 31 reti segnate da Meazza (capocannoniere stagionale). Il quarto tricolore venne conquistato nel 1938 con Armando Castellazzi in panchina e Meazza per la terza volta nella sua carriera si confermò miglior realizzatore della competizione (precedentemente anche nell'annata 1935-1936). L'anno successivo l'Ambrosiana, guidata da Tony Cargnelli, vinse la sua prima Coppa Italia sconfiggendo in finale il Novara.[18][19][20] Dopo un solo anno di digiuno, i milanesi tornarono a conquistare lo scudetto, il quinto titolo della storia nerazzurra. Nel 1942, nel pieno del secondo conflitto mondiale, Carlo Masseroni fu nominato presidente, carica che avrebbe ricoperto per 13 anni. Fu lui ad annunciare, giovedì 27 ottobre 1945, che «l'Ambrosiana sarebbe tornata a chiamarsi solo Internazionale».[21]
Tornata alla sua antica denominazione, la squadra non andò oltre il secondo posto nel 1948-1949, la stagione della tragedia di Superga, dietro al cosiddetto Grande Torino. Ci vollero 13 anni prima che il club fosse di nuovo in grado di aggiudicarsi lo scudetto; nel 1952-1953 e nel 1953-1954 sotto la guida di Alfredo Foni.
Nel 1955 ascese alla presidenza Angelo Moratti. Dopo alcuni anni di assestamento, una finale di Coppa Italia nel 1959 e molti allenatori cambiati, giunse da Barcellona a Milano il mago Helenio Herrera. Fu l'inizio dell'era della Grande Inter, vincitrice di tre scudetti (nel 1963, 1965 e 1966), due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali.[22] La prima Coppa dei Campioni i nerazzurri la conquistarono nella finale contro il Real Madrid, già vincente cinque volte consecutive in tale competizione, mentre la seconda fu messa in bacheca dopo il successo sul Benfica al Meazza.[22]
Nel 1967 cambiò definitivamente denominazione in Football Club Internazionale Milano.
Il 1968 segnò la fine di un ciclo, con l'abbandono di Moratti e di Herrera. La presidenza passò a Ivanoe Fraizzoli, sotto la cui guida il club tornò a vincere lo scudetto nel 1971, con Giovanni Invernizzi in panchina subentrato a metà stagione (unica squadra italiana a vincere il tricolore con un allenatore subentrato) e con Boninsegna capocannoniere.[23] Ingaggiato nel 1977 l'allenatore Eugenio Bersellini, detto il sergente di ferro, nel 1978 l'Inter vinse di nuovo dopo 39 anni la Coppa Italia, sconfiggendo in finale il Napoli. La stagione 1979-1980, caratterizzata dallo scandalo del Totonero, che coinvolse il mondo del calcio (e non solo) e che spedì in Serie B il Milan e la Lazio, si concluse con la vittoria del dodicesimo scudetto.[23] Nel 1982 i nerazzurri si aggiudicarono nuovamente la Coppa Italia dopo aver sconfitto nella doppia finale il Torino. Fu il terzo successo per l'Inter nella competizione.[23]
Nel 1984 divenne presidente Ernesto Pellegrini. Nel 1989 il nuovo allenatore Giovanni Trapattoni condusse la squadra al suo tredicesimo scudetto, detto scudetto dei record. I nerazzurri, infatti, ottennero 58 punti con i 2 assegnati per ciascuna vittoria, una quota mai raggiunta da nessun'altra squadra.[23] Nel novembre 1989 la bacheca della Beneamata accolse la prima Supercoppa italiana, conquistata contro la Sampdoria.[24] Gli anni novanta portarono gloria all'Inter solo in campo europeo. Alle deludenti prestazioni in campionato, infatti, fecero da contraltare i tre successi in Coppa UEFA in quattro finali disputate, vinte contro la Roma nel 1991,[25] contro il Casino Salisburgo nel 1994[26] e contro la Lazio nel 1998.[27]
Nel febbraio 1995 i Moratti tornarono al timone della società, che venne acquistata da Massimo, figlio di Angelo. La fine del millennio fu avara di soddisfazioni, eccezion fatta per la Coppa UEFA vinta nel 1998.
Nel 2004 l'avvento in panchina di Roberto Mancini aprì un ciclo di vittorie. Risalgono alla gestione dell'allenatore jesino la conquista di due Coppe Italia (su quattro finali tutte contro la Roma), due Supercoppe italiane (contro Juventus e ancora Roma) ma soprattutto tre scudetti. Il primo tricolore arrivò al termine della stagione 2005-2006, in seguito alle sentenze emesse dalla giustizia sportiva nell'ambito di Calciopoli.[28] Nel 2007 la squadra si aggiudicò un nuovo scudetto dei record, conquistato dopo 18 anni sul campo con cinque giornate d'anticipo al termine di un campionato dominato, in cui la squadra subì una sola sconfitta contro la Roma, ai cui danni è stata vinta a inizio stagione la Supercoppa italiana ma che poi avrebbe battuto i nerazzurri nella finale di Coppa Italia. La stagione del centenario si aprì con la sconfitta in Supercoppa di lega, ma si chiuse con un nuovo scudetto, il sedicesimo, e un'altra finale persa di Coppa Italia.
Nel 2008 giunse sulla panchina dell'Inter José Mourinho, che condusse la squadra alla vittoria della Supercoppa italiana ancora contro la Roma (questa volta ai rigori) e al diciassettesimo scudetto, il quarto consecutivo; successo che consentì ai nerazzurri di raggiungere il Milan nell'albo d'oro del campionato italiano. All'inizio della stagione 2009-2010 la squadra nerazzurra perde la sfida contro la Lazio in Supercoppa italiana. Il prosieguo della stessa vide l'Inter conquistare il suo diciottesimo scudetto, la sua sesta Coppa Italia ma soprattutto, contro il Bayern Monaco al Santiago Bernabéu di Madrid, la sua terza Coppa dei Campioni, la prima da quando ha mutato il proprio nome in Champions League, realizzando così il treble mai riuscito a nessun'altra squadra italiana. A fine maggio, il tecnico portoghese lasciò l'Inter.
A succedergli fu Rafael Benítez, il quale, dopo aver conquistato la Supercoppa italiana, la Coppa del mondo per club e aver perso la Supercoppa UEFA, lasciò il club milanese il dicembre dello stesso anno. Al tecnico madrileno subentrò il brasiliano Leonardo, con il quale i nerazzurri vinsero la settima Coppa Italia nella finale contro il Palermo.
Il 15 novembre 2013, dopo mesi di trattative, viene indetta un'assemblea dei soci straordinaria per ratificare il passaggio del 70% del pacchetto azionario del club da Massimo Moratti alla International Sports Capital (ISC), società indonesiana posseduta da Erick Thohir, Rosan Roeslani e Handy Soetedjo. Nella stessa occasione viene approvata la nomina a presidente del magnate Thohir, divenendo così il primo massimo dirigente straniero della storia nerazzurra.
Cronistoria
Cronistoria del Football Club Internazionale Milano | |||
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Colori e simboli
Colori
L'ideatore dell'emblema interista fu il grafico e pittore futurista Giorgio Muggiani, socio-fondatore del club nonché segretario della società.[30] Proprio mentre la secessione dal Milan diveniva realtà, egli elaborò il logo e la maglia neri e azzurri, che saranno i colori ufficiali del club fino al 1928, anno in cui sarebbero cambiati insieme con la maglia e con il nome (Società Sportiva Ambrosiana).[30] La divisa ufficiale divenne bianca rossocrociata (colori di Milano) e segnata dal Fascio littorio.[30] Dal campionato successivo e fino all'estate 1932 si ritornò alle fasce verticali nerazzurre, affiancate però dai colori della U.S. Milanese, con cui l'Inter nel frattempo si fuse. Inizialmente si scelse un emblema circolare a scacchi bianconeri, poi, per far spazio allo scudetto vinto, gli scacchi vennero spostati dalle maglie al colletto.[30]Dopo la stagione 1965-66 l'Inter applicò sul proprio stemma la stella d'oro, che rappresenta la vittoria di dieci campionati italiani.
Per l'annata 2007-08, quella del centenario della società nerazzurra, la seconda maglia riprese la divisa storica dell'Ambrosiana: lo scudo crociato rosso su sfondo bianco (simbolo di Milano) e al centro lo scudetto al posto del Fascio littorio. La maglia venne presentata al pubblico durante la festa per il quindicesimo scudetto dell'Inter, indossata da tutti i giocatori e dagli ospiti invitati in campo.[31]
Simboli ufficiali
Stemma
Evoluzione dello stemma
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Lo stemma che l'Inter usò dal 1998 al 2007 richiamò l'originale insieme al colore blu. Le lettere F, C, I, M assunsero un colore giallo e ad esse venne aggiunta una stella su campo nero. Inoltre le lettere furono circondate da un piccolo cerchio blu scuro, circondato a sua volta da un cerchio nero, attorniato da un altro cerchio blu scuro, ma con la scritta INTER nella parte superiore del cerchio e con l'anno di fondazione 1908 nella parte inferiore del cerchio.[34] Dal 2007 l'Inter tornò al primo stemma originale, sebbene nella stagione 2007-08 furono apportate delle correzioni: lo stemma fu circondato da una striscia curva dorata distanziata dallo stemma, mentre nella parte superiore c'era scritto 1908-2008 e nella parte inferiore 100 ANNI INTER.[34] Nella stagione 2009-10 lo stemma si sviluppò attorno ad un cerchio verde, bianco e rosso, scelto per rappresentare il centenario del primo scudetto.[34]
Inno
L'inno dell'Inter si intitola C'è solo l'Inter,[35] canzone ideata, composta e prodotta da Elio per l'etichetta Hukapan nel 2002. Di seguito la formazione completa:- Graziano Romani - voce e cori
- Elio - piano, chitarra e cori
- Fabrizio "Tede" Tedeschini - chitarra elettrica
- Francesco Germini - organo e cori
- Alex Class - basso
- Max Baldaccini - batteria
Esitono tuttavia altri due vecchi inni. Il primo risale al 1971, Inter spaziale, il cui testo venne scritto dal cantautore Roberto Vecchioni, noto tifoso nerazzurro, la musica da Renato Pareti, e fu cantato dal calciatore Mario Bertini, all'epoca in forza all'Inter. Il secondo risale invece al marzo del 1984, Cuore nerazzurro, composto ed eseguito dal gruppo musicale dei Camaleonti.
Pazza Inter è invece una canzone cantata dai giocatori stessi, registrata il 22 agosto 2003[37] negli studi del network radiofonico RTL 102.5, e parte di Inter Compilation, progetto discografico pubblicato dall'etichetta DinDonDan e distribuito da Sony Music Italia dal 26 settembre 2003. La realizzazione di Pazza Inter è stata curata da Paolo Barillari e Dino Stewart (testo), Goffredo Orlandi (musica) e Luca Vittori (digital editing). È stato prodotto altresì un videoclip che mostra i calciatori durante la registrazione e in varie scene di una giornata-tipo presso il centro sportivo della Pinetina. Pazza Inter ha de facto sostituito l'inno ufficiale nerazzurro nelle occasioni pubbliche – come la trasmissione allo stadio prima delle partite casalinghe – per quasi tutto il primo decennio del nuovo secolo; il suo utilizzo è stato però oscurato dal club interista all'inizio della stagione 2012-2013, a causa di un mancato accordo economico tra la società nerazzurra e Rosita Celentano, detentrice dei diritti della canzone.[38]
Strutture
Stadio
Il primo campo di gioco in assoluto utilizzato dall'Inter fu il campo sportivo situato al numero 113 di Ripa Ticinese, nella zona sud-ovest di Milano; uno dei lati minori del prato verde, era fiancheggiato dal Naviglio Grande ed è per questo che tutte le volte che si disputavano delle partite, una persona con una barca stazionava nel fiume per poter recuperare i palloni che andavano a finirci dentro.[39]Dal 1913 venne utilizzato il Campo Goldoni situato in via Goldoni 61, corrispondente all'attuale Piazza Novelli. Nel 1928, nel decennale della morte, venne intitolato a Virgilio Fossati, primo capitano nerazzurro.[39][40]
Dopo il crollo della tribuna nel 1930, il campo venne chiuso e l'Inter si trasferì all'Arena Civica, che aveva una capienza di 30 000 posti, dove disputerà i suoi incontri fino al 1947.[39]
Nello stesso anno infatti lo stadio di San Siro, dal nome del quartiere in cui sorge, divenne la nuova casa dei nerazzurri. L'impianto, la cui costruzione iniziò nel dicembre 1925 per volere di Piero Pirelli, allora presidente del Milan, fu ufficialmente inaugurato il 19 settembre dell'anno seguente con una partita tra Inter e Milan (6-3 per i nerazzurri). Dal 1935 è di proprietà del Comune di Milano e il 3 marzo 1980 fu intitolato a Giuseppe Meazza (1910-1979), attaccante tra gli anni trenta e quaranta sia dell'Inter che del Milan.[41] Il primo stadio originario poteva ospitare 35 000 persone.[39] Tra il 1954 e il 1955 sono stati fatti i lavori di ampliamento e di costruzione del secondo livello di spalti, raggiungibili attraverso le rampe aumentando la capienza a 50 000.[39] Nel 1990, in occasione dei mondiali di calcio, si decise la realizzazione della copertura sopra un terzo anello di gradinate.[39] Nel 1996, ulteriori lavori vennero fatti per la copertura completa dei tre anelli di spalti.[39]
Lo stadio attualmente ha una capienza di 82 995 posti.[1] Viene classificato dalla UEFA tra gli stadi élite.[42]
Centro di allenamento
Per approfondire, vedi Centro sportivo Angelo Moratti. |
Presenta tre campi da calcio: due di questi sono di dimensione ridotta mentre l'altro è ricoperto da una tensostruttura mobile ed è utilizzato soprattutto in caso di freddo eccessivo e di maltempo. Il centro è anche dotato di una piscina che permette il nuoto controcorrente e l'idromassaggio, di due palestre (una di 250 m² ed una di 100 m²), di due sale mediche (una per la fisioterapia ed una per i massaggi), di tre spogliatoi e di due magazzini. Al centro dell'impianto è situato l'albergo che ospita, tra le altre cose, una sala giochi, una sala per le riunioni tecniche, gli studi di Inter Channel e una sala stampa.[43]
Società
Il capitale sociale del Football Club Internazionale Milano S.p.A. è stato posseduto a lungo da Massimo Moratti che ne deteneva circa il 90%, dalla famiglia Giulini che possiede il 5,3% delle azioni e dalla Pirelli & C. con il 4,2%, mentre il restante 0,5% è suddiviso tra un centinaio di piccoli azionisti.[44] Il 15 ottobre 2013, con una nota pubblicata sul sito ufficiale, viene comunicato l'accordo con la società indonesiana International Sports Capital (ISC), indirettamente posseduta da Erick Thohir, Rosan Roeslani e Handy Soetedjo, con il quale la ISC diviene azionista di controllo dell'Inter mediante l'acquisizione del 70% delle quote societarie attraverso un aumento di capitale riservato.[45]Le società controllate dal Football Club Internazionale Milano S.p.A. sono la Inter Brand SrL, alla quale sono stati ceduti i marchi dell'Inter, la Inter Futura SrL, di cui l'Inter detiene il 100% delle quote, ed il Consorzio San Siro 2000 che è il consorzio formato al 50% tra Inter e Milan per la gestione dello stadio Giuseppe Meazza.
Negli 11 bilanci dal 1995-96 al 2005-06 l'Inter ha accumulato 661 milioni di perdite nette e ha ricevuto dai soci 476,6 milioni, di cui oltre 400 milioni di euro versati dal presidente Massimo Moratti.[46] Il bilancio 2006-07 si è chiuso con una perdita di 206 milioni di euro, che ha spinto il presidente Moratti a effettuare un versamento di 105 milioni di euro a copertura parziale delle perdite.[47] Il bilancio 2007-08 si è chiuso con una perdita di 148 milioni di euro: Moratti ha dovuto versare ulteriori 68 milioni di euro mentre quello del 2008-09 si è chiuso con una perdita di 154 milioni di euro, che ha portato ad un altro aumento di capitale di 70 milioni di euro interamente coperto dal presidente.[48] L'ultimo bilancio 2009-10 si è concluso con una perdita di 69 milioni di euro, in calo rispetto all'anno precedente soprattutto grazie alla plusvalenza realizzata con la cessione di Zlatan Ibrahimović al Barcellona (54,4 milioni). I debiti sono aumentati da 431,5 a 463 milioni, tra cui 71,3 milioni verso banche (48,3 nel 2009). Il patrimonio netto al 30 giugno 2010 era negativo per 7,36 milioni. Il presidente Massimo Moratti, dopo la ricapitalizzazione da 70 milioni deliberata il 26 ottobre 2009 e attuata entro ottobre 2010, dovrà provvedere ad altre iniezioni di capitale come deliberato dall'assemblea del 28 ottobre 2010 (nuovo aumento di capitale per 40 milioni).[49]
Complessivamente nei 15 anni dell'era Massimo Moratti (1995-2010) l'Inter ha accumulato perdite per 1 miliardo e 235 milioni di euro, dei quali circa 770 coperti dai soci e 463 milioni di debiti. Il presidente Massimo Moratti ha dovuto provvedere personalmente a 735 milioni di euro di iniezioni di capitale, cifra molto vicina ai 750 milioni di euro incassati con il collocamento in borsa dell'azienda di famiglia Saras avvenuta nel 2006.[50]
Nel 2013, dal rapporto annuale pubblicato da Deloitte & Touche, l'Inter risulta essere la dodicesima società di calcio in Europa per fatturato (circa 185,9 milioni di euro).[51]
Il club nerazzurro è anche uno dei membri dell'ECA – Associazione dei Club Europei, organizzazione internazionale che ha preso il posto del soppresso G-14, e composta dai principali club calcistici riuniti in consorzio al fine di ottenere una tutela comune dei diritti sportivi, legali e televisivi di fronte alla FIFA.
Organigramma societario
Dal sito ufficiale della società:[52]
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Sponsor
Dal sito ufficiale della società:[53][54]
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Impegno nel sociale
Per approfondire, vedi Inter Campus. |
Il 20 febbraio 1996 nacque il progetto Inter Campus,[57] inizialmente limitato all'Italia. Si tratta di un collegamento fra la società Inter e società calcistiche giovanili minori, cui la prima fornisce attrezzature e competenze tecniche, non finalizzato necessariamente all'approdo dei giovani calciatori all'Inter, ma allo scopo di promuovere la cultura dello sport anche in realtà periferiche.
Un anno dopo nacque Inter Campus Estero:[58] lo stesso concetto è stato esportato in numerosi Paesi del mondo, specialmente in zone di guerra o con maggiori difficoltà economiche, a partire dalle favelas di Rio de Janeiro. Inter Campus Estero è presente in 19 paesi situati in 4 continenti diversi (Angola, Argentina, Bolivia, Bosnia ed Erzegovina, Brasile, Bulgaria, Camerun, Cina, Colombia, Cuba, Iran, Libano, Marocco, Messico, Paraguay, Polonia, Romania, Slovenia e Uganda). Ha, inoltre, portato a compimento progetti in 5 paesi: Israele e Palestina, Kosovo, Malta e Slovacchia. In questo caso, però, l'attenzione è posta, più che sulla preparazione calcistica dei ragazzini, sull'aspetto sociale e umanitario. A dieci anni dalla nascita il progetto Inter Campus coinvolgeva circa 20 000 ragazzini dagli 8 ai 13 anni in Italia e nel mondo, con una squadra di 500 tra allenatori-educatori e volontari.[58]
Il primo decennio di vita del progetto Inter Campus, è culminato con un film documentario diretto da Gabriele Salvatores, tifoso interista, e presentato al Festival internazionale del film di Locarno del 2008.
Il 28 novembre 2012, in occasione delle celebrazioni per i quindici anni di Inter Campus, è stata inaugurata la nuova partnership tra l’Inter e l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU).[59][60]
Un'altra iniziativa degna di nota è il gemellaggio, istituito nel 1998, fra l'Inter e il gruppo teatrale e culturale milanese Comuna Baires, che organizza periodicamente incontri con i giocatori, serate culturali sui loro paesi d'origine, dibattiti, spettacoli.[61]
Dal 2004 l'Inter, anche attraverso l'azione di alcuni dei suoi giocatori sudamericani come il capitano Javier Zanetti, ha un rapporto di solidarietà molto stretto con l'esercito indipendentista zapatista nel Chiapas del subcomandante Marcos. Il subcomandante, che è anche scrittore, ha citato la squadra dell'Inter in un suo racconto e, nel maggio 2005, ha scritto al presidente Moratti per proporgli una partita amichevole con una selezione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.[62]
Settore giovanile
Il settore giovanile dell'Inter è composto di 11 squadre maschili che gareggiano a livello nazionale ed eventualmente internazionale nei vari tornei di categoria. Il campo di allenamento, nonché sede, del settore giovanile è il Centro Sportivo Giacinto Facchetti, di proprietà della società nerazzurra ed è situato ad Appiano Gentile (CO).[63]L'Inter ha istituito una rete di scuole calcio diffusa su tutto il territorio nazionale[64] e presenta anche delle scuole estive distribuite in Lombardia: al Centro Sportivo Giacinto Facchetti (riservata ai giovani dagli 8 ai 14 anni), varie scuole nella zona di Milano (dagli 8 ai 16 anni) ed ad Asiago (dai 15 ai 17 anni).[65]
Molti sono anche i calciatori provenienti dalle giovanili dell'Inter che ogni anno militano nei maggiori campionati professionistici.[66] La società meneghina ha una rete di osservatori che ne comprende 20 in Lombardia e altri 10 nel resto d'Italia.
L'Inter nella cultura di massa
Essendo una delle maggiori realtà sportive del paese, l'Inter ha acquisito un posto di rilievo nella cultura italiana. Il club nerazzurro fu il primo, insieme con il Palermo, ad apparire in una trasmissione sportiva, per precisione La Domenica Sportiva. Era il 3 gennaio 1954, lo stesso giorno in cui cominciarono ufficialmente le trasmissioni televisive sul canale RAI.Negli anni sessanta inoltre, l'Inter fu la prima squadra al mondo ad introdurre gli abbonamenti stagionali allo stadio in seguito alla nascita spontanea dei primi club di tifosi organizzati. Il 30 luglio 1995, la squadra nerazzurra fu anche la prima società calcistica italiana a dotarsi di un sito internet, Inter.it, per 15 anni il più visitato al mondo di un club calcistico e il secondo più visitato in Italia tra quelli di sport.[67][68]
In ambito cinematografico, la squadra dell'Inter è apparsa nel film di Marcello Marchesi e Vittorio Metz Milano miliardaria (1951), con Tino Scotti nel ruolo del cav. Luigi Pizzigoni, fotografo milanese nonché fiero sostenitore nerazzurro.[69] Altri riferimenti al club si possono cogliere in una serie di commedie degli anni ottanta dedicate al calcio, come Eccezzziunale... veramente (1982), film a episodi con Diego Abatantuono nei panni rispettivamente di un tifoso milanista, uno interista e uno juventino,[70] Paulo Roberto Cotechiño centravanti di sfondamento (1983)[71] e L'allenatore nel pallone (1984).[72] Lo stesso Abantantuono sarà protagonista di un divertente siparietto in Eccezzziunale veramente - Capitolo secondo... me (2006), sequel del fortunato film di Carlo Vanzina, ancora una volta alle prese con una commedia di argomento calcistico: sfogliando il giornale con un amico, Donato Cavallo, ex ras della Fossa dei Leoni, ironizza sul fatto che l'Inter non riuscirà mai a vincere quattro scudetti consecutivi, circostanza verificatasi invece solo quattro anni più tardi.[73] Altra commedia italiana con un riferimento alla squadra nerazzurra è il film di Neri Parenti Tifosi (1999), dove Enzo Iacchetti veste i panni di Carlo Colombo, pilota di una nota compagnia aerea italiana ma soprattutto accanito supporter interista.[74] Inoltre in due pellicole di Massimo Venier, Tre uomini e una gamba (1997)[75] e Tu la conosci Claudia? (2004),[76] con protagonista il celebre trio comico Aldo, Giovanni & Giacomo, si possono cogliere numerose citazioni all'Inter. Infine si segnala un fugace riferimento ai nerazzurri nel film di Luciano Ligabue Radiofreccia (1998), vincitore di tre David di Donatello.[77]
In ambito musicale, il popolare cantautore Adriano Celentano ha citato l'Inter nella canzone Eravamo in 100.000, contenuta nell'album Azzurro/Una carezza in un pugno (1968). Stessa cosa hanno fatto Enzo Jannacci nel brano Quelli che..., presente nell'omonimo album (1975) e Luciano Ligabue nel singolo Hai un momento, Dio?, tratto dall'album Buon compleanno Elvis (1995). Inoltre Roberto Vecchioni ha rivelato come la celebre canzone Luci a San Siro, contenuta nell'omonimo album (1980), fosse nata per l'Inter degli anni sessanta[78]
Oltre i confini nazionali, l'Inter è presente come F.C. Lombardia nell'anime giapponese Captain Tsubasa Road to 2002 (2001) e con il suo nome vero nel manga omonimo.[79]
Allenatori e presidenti
Allenatori
Per approfondire, vedi Allenatori del Football Club Internazionale Milano. |
Il primo allenatore della storia nerazzurra fu il capitano Virgilio Fossati, che guidò la squadra fino al 1915, anno della sua morte durante la prima guerra mondiale.
Il tecnico che è stato in carica più a lungo è Helenio Herrera, rimasto alla guida della squadra per nove anni, di cui otto consecutivi dal 1960 al 1968, un record per un allenatore straniero sulla panchina di uno stesso club italiano, vincendo tre scudetti, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. Il Mago, come è conosciuto in Italia, fu richiamato in panchina nel 1973 e detiene anche il primato di partite come allenatore (366) e di trofei vinti con il club (7).[80] A tal proposito va citato Roberto Mancini, allenatore del club dal 2004 al 2008, il secondo più vincente e finora l'unico a vincere tre scudetti consecutivi con l'Inter, oltre a due Coppe Italia e due Supercoppe italiane. Entra di diritto nella storia della società nerazzurra anche José Mourinho, che in due anni ha conquistato due scudetti, una Coppa Italia, una Supercoppa Italiana e soprattutto la Champions League dopo 45 anni realizzando così, nella stagione 2009-2010, il cosiddetto treble (scudetto, coppa nazionale, Champions League) e facendo diventare l'Inter la prima squadra italiana (la sesta in Europa) a centrare il prestigioso traguardo.[5] Menzione particolare per il suo successore, lo spagnolo Rafael Benítez, che ha guidato l'Inter alle conseguenti vittorie in Supercoppa italiana e soprattutto in Coppa del mondo per club, riportando i nerazzurri sul tetto del mondo dopo 45 anni.[81]
Sono stati sia calciatori che allenatori dell'Inter (in ordine cronologico): Virgilio Fossati, József Viola, Árpád Weisz, Armando Castellazzi, Giuseppe Peruchetti, Italo Zamberletti, Giovanni Ferrari, Giuseppe Meazza, Aldo Campatelli, Annibale Frossi, Luigi Ferrero, Camillo Achilli, Maino Neri, Giovanni Invernizzi, Enea Masiero, Luis Suárez, Mario Corso, Giampiero Marini e Marco Tardelli.[80]
L'attuale allenatore del club è Walter Mazzarri, che ha assunto l'incarico a partire dal 24 maggio 2013.[82]
Presidenti
Per approfondire, vedi Presidenti del Football Club Internazionale Milano. |
Il presidente più longevo, nonché il più vincente, nella storia del club è Massimo Moratti, che ha ricoperto l'incarico dal 1995[83] al 1999 e dal medesimo al 2004, quando si dimise in favore di Giacinto Facchetti, primo ex-giocatore nerazzurro a vestire la massima carica dirigenziale. Dopo la morte di quest'ultimo Moratti tornò al timone della società nel settembre 2006, per poi lasciarla definitivamente in mano ad Erick Thohir il 15 novembre 2013.[30]
Giocatori
In 105 anni di storia hanno vestito la maglia dell'Inter oltre 800 calciatori, in gran parte italiani;[84] alcuni di questi hanno militato nella Nazionale italiana.Tra i calciatori italiani di rilievo sono annoverati Virgilio Fossati, il primo capitano e allenatore, Luigi Cevenini noto come Cevenini III (è, infatti, il terzo di cinque fratelli attivi contemporaneamente nel mondo del calcio), Giuseppe Meazza, vero e proprio giocatore simbolo degli anni trenta con la maglia dell'Inter e della Nazionale, con la quale ha vinto due mondiali (1934 e 1938) e al quale è intitolato lo stadio di San Siro.[85] Insieme a lui figurano anche Luigi Allemandi, Attilio Demaría e Armando Castellazzi, campioni del mondo nel 1934 e Giovanni Ferrari, Pietro Ferraris, Ugo Locatelli e Renato Olmi, campioni nel 1938. Da citare anche Giacinto Facchetti,[85] terzino sinistro e bandiera della Grande Inter negli anni sessanta e settanta, considerato come uno dei primi veri terzini offensivi e uno dei migliori in assoluto nel suo ruolo, il primo e finora unico dell'Inter al quale sia stata ritirata la maglia da giocatore.[86] Accanto a lui in quel periodo figurano, tra gli altri, Sandro Mazzola,[85] Tarcisio Burgnich,[85] Angelo Domenghini[85] e Aristide Guarneri,[85] tutti vincitori del campionato europeo nel 1968 insieme allo stesso Facchetti e, tranne Guarneri, vice-campioni nel mondiale del 1970, insieme a Lido Vieri. Negli anni settanta, con la chiusura delle frontiere, da ricordare Roberto Boninsegna, vice-campione del mondo nel 1970 e capocannoniere in Serie A nel 1971 e nel 1972. Negli anni ottanta si distinsero Alessandro Altobelli,[85] uno dei bomber più prolifici della storia interista, campione del mondo nel 1982 insieme a Gabriele Oriali,[85] Ivano Bordon, Giampiero Marini e Giuseppe Bergomi,[85] quest'ultimo secondo nella classifica di presenze in maglia nerazzurra (756) e primo in quella della Coppa UEFA (96) e uno dei tre giocatori ad aver vinto il trofeo per tre volte insieme all'ex-compagno di squadra Nicola Berti e a Ray Clemence,[87] Walter Zenga,[85] eletto per tre volte consecutive miglior portiere del mondo dall'IFFHS, dal 1989 al 1991, e detentore del record ancora ineguagliato di imbattibilità (518 minuti) in un mondiale[88] e Aldo Serena, capocannoniere del campionato nel 1989. Negli anni novanta va ancora menzionato Nicola Berti, vice-campione del mondo nel 1994. Agli anni duemila è legato il nome di Luigi Di Biagio, vice-campione d'Europa nell'europeo del 2000, Christian Vieri, capocannoniere in Serie A nel 2003 e Marco Materazzi, campione del mondo nel 2006.
Tra i giocatori non italiani ad aver vestito la maglia dell'Inter si segnalano: negli anni cinquanta l'ungherese István Nyers, lo svedese Lennart Skoglund, vice-campione del mondo nel 1958 e l'argentino Antonio Valentín Angelillo,[85] detentore del record di gol per tornei a 18 squadre (33 reti nel 1958-59) che resiste tuttora;[89] negli anni sessanta l'ala destra brasiliana Jair e il centrocampista Luis Suárez, campione d'europa nel 1964; fino al 1980 non fu più possibile ingaggiare calciatori non italiani, mentre negli ottanta da citare sono Karl-Heinz Rummenigge, vice-campione del mondo nel 1986, Lothar Matthäus, vincitore di un Pallone d'oro (1990) e di un FIFA World Player of the Year (1991) e trionfatore, insieme con Andreas Brehme e Jürgen Klinsmann, nel mondiale del 1990; negli anni novanta da citare sono il brasiliano Ronaldo,[85] vincitore in nerazzurro di due Palloni d'oro (1997 e 2002) e di due FIFA World Player of the Year (1997 e 2002) e campione del mondo con la nazionale nel 2002, l'argentino Javier Zanetti,[85] l'attuale capitano e il giocatore più vincente della storia interista e il francese Youri Djorkaeff, campione del mondo nel 1998; negli anni duemila è da menzionare lo svedese Zlatan Ibrahimović, capocannoniere della Serie A nella stagione 2008-2009.
Maglie ritirate
L'Inter, su proposta di Massimo Moratti, ha ritirato la maglia numero 3 in seguito alla morte del presidente ed ex bandiera interista Giacinto Facchetti, scomparso il 4 settembre 2006. Il 3 era, infatti, il numero che l'aveva caratterizzato durante tutta la carriera. L'ultimo possessore di tale numero è stato Nicolás Burdisso, che in seguito ha vestito la maglia numero 16.[90]L'Inter e le Nazionali di calcio
Al 4 febbraio 2013 l'Inter è il secondo club che ha fornito il maggior numero di giocatori alla Nazionale italiana: a tale data, infatti, 105 elementi hanno vestito la maglia azzurra all'epoca della loro militanza interista (meglio ha fatto solo la Juventus con 135, mentre dietro c'è il Milan con 94 giocatori).[91]Sono 15 in totale i giocatori dell'Inter militanti nelle selezioni nazionali italiane campioni del mondo: 4 nel 1934 (Allemandi, Castellazzi, Demaría e Meazza), 5 nel 1938 (Giovanni Ferrari, Ferraris II, Locatelli, Olmi e Meazza), 5 nel 1982 (Altobelli, Bergomi, Bordon, Marini e Oriali) e uno nel 2006 (Marco Materazzi). Quattro sono, invece, i calciatori dell'Inter laureatisi campioni d'Europa con la Nazionale, nel 1968 (Burgnich, Domenghini, Facchetti e Mazzola).
Il primo oriundo ad indossare la maglia della nazionale italiana fu l'interista Ermanno Aebi, di origini svizzere, che scese in campo in due occasioni. Esordì il 18 gennaio 1920, quando l'Italia giocò contro la Francia al Velodromo Sempione di Milano, e contribuì con tre reti alla vittoria degli azzurri per 9-4.
Il contributo maggiore dell'Inter in termini di elementi prestati alla Nazionale risale al campionato del mondo 1970, edizione in cui furono schierati in maglia azzurra sei uomini dell'Inter, dei quali cinque titolari: Burgnich, Facchetti, Mazzola, Bertini, Vieri e Boninsegna.[92]
L'Inter è al secondo posto nella particolare classifica dei club che vantano giocatori campioni del mondo con la propria Nazionale, 20: ai 15 citati vanno aggiunti Andreas Brehme, Jürgen Klinsmann e Lothar Matthäus, campioni nel 1990 con la Germania, Youri Djorkaeff, campione nel 1998 con la Francia e Ronaldo campione nel 2002 con il Brasile. L'Inter è preceduta in tale graduatoria solo dalla Juventus (24), mentre è seguita dalla coppia Roma - Bayern Monaco (16 a testa) e Santos (15).[93]
Quanto al campionato d'Europa, oltre ai cinque citati, altri tre giocatori sono vincitori del torneo con Nazionali diverse da quella italiana: Luis Suárez (Spagna, 1964), Laurent Blanc (Francia, 2000) e Giorgos Karagounis (Grecia, 2004).
Palmarès
Competizioni nazionali
30 trofei- 1909-1910; 1919-1920; 1929-1930; 1937-1938; 1939-1940; 1952-1953; 1953-1954; 1962-1963; 1964-1965; 1965-1966
- 1970-1971; 1979-1980; 1988-1989; 2005-2006; 2006-2007; 2007-2008; 2008-2009; 2009-2010
- Coppa Italia: 7
Competizioni internazionali
9 trofei- Coppa UEFA: 3 (record condiviso con Juventus e Liverpool)
Competizioni giovanili
Il settore giovanile dell'Inter è uno dei più vittoriosi della sua categoria sia in ambito nazionale, avendo conquistato 22 titoli di campione d'Italia, sia internazionale, con numerosi trofei ufficiali, tra i quali alcuni relativi alle competizioni più importanti al mondo nella categoria come per esempio il torneo di Viareggio, vinto 6 volte, la più recente delle quali nel 2011. Al termine della stagione 2011-2012, il settore giovanile nerazzurro fece registrare un record mai riuscito prima a nessun club: la vittoria di tre dei quattro titoli nazionali dei ragazzi (Primavera, Juniores-Berretti e Giovanissimi).[94]Nell'agosto 2007 la squadra Under-19 dell'Inter partecipò all'edizione inaugurale della Champions Youth Cup in Malesia, sorta di campionato mondiale per club giovanili organizzato dal G-14, venendo eliminata nei quarti di finale.[95]
Nel maggio 2010 la formazione Under-18 conquistò la prima edizione della Champions Under-18 Challenge battendo i pari età del Bayern Monaco per 2-0,[96] mentre nel marzo 2012 la squadra Under-19 vinse la prima edizione della NextGen Series, sorta di Champions League riservata alle formazioni giovanili.[97]
Statistiche e record
Partecipazione ai campionati
Livello | Categoria | Partecipazioni | Debutto | Ultima stagione | Totale |
---|---|---|---|---|---|
1º | Prima Categoria | 7 | 1909-1910 | 1920-1921 | 98 |
Prima Divisione | 5 | 1921-1922 | 1925-1926 | ||
Divisione Nazionale | 4 | 1926-1927 | 1945-1946 | ||
Serie A | 82 | 1929-1930 | 2013-2014 |
Statistiche di squadra
In 98 stagioni sportive a partire dall'esordio ufficiale, risalente al 10 gennaio 1909, l'Inter ha disputato 96 campionati di massima serie (80 campionati di Serie A, 7 di Prima Categoria Nazionale, 5 di Prima Divisione e 4 di Divisione Nazionale), mentre per 2 volte non superò le eliminatorie regionali (1909 e 1912-13). I nerazzurri hanno terminato il campionato 18 volte primi, 14 volte secondi e 16 volte terzi. Dall'avvento del girone unico l'Inter è stata 17 volte Campione d'inverno (1929-30, 1933-34, 1937-38, 1950-51, 1952-53, 1953-54, 1960-61, 1961-62, 1965-66, 1966-67, 1979-80, 1988-89, 1990-91, 2006-07, 2007-08, 2008-09 e 2009-10).Dal 1929, anno dell'istituzione del torneo a girone unico (80 partecipazioni), l'Inter è l'unica squadra italiana ad aver sempre militato nel Campionato di Serie A. Nella stagione 1929-30 è stata la prima squadra italiana a vincere il Campionato di Serie A.[98] L'Inter condivide con Juventus e Torino il record di scudetti vinti consecutivamente: 5, dalla stagione 2005-06 a quella 2009-10.
In base alle partite ufficiali finora disputate, la miglior vittoria dell'Inter è il 16-0 del 10 gennaio 1915 contro il Vicenza (Prima Categoria 1914-15)[99] mentre la peggiore sconfitta è il 9-1 subito contro la Juventus il 10 giugno 1961 (1960-61).[99]
Al termine della stagione 1988-89 l'Inter ha totalizzato in assoluto la percentuale più alta dei punti disponibili: l'85,29% dei punti disponibili in Serie A (58 su 68, media inglese +7), record tuttora imbattuto.[24] Quell'anno l'Inter ha stabilito il record di punti in un campionato a 18 squadre: in quel periodo si assegnavano 2 punti per vittoria e i nerazzurri raggiunsero quota 58 punti.[100]
Nel 2007 l'Inter ha stabilito il record di punti nell'arco di un anno solare nei campionati di Serie A con tre punti a vittoria, raggiungendo una media di 2,48 punti a partita (92 punti in 37 partite).[101] Al termine del campionato 2006-07, l'Inter ha anche stabilito il record di punti, con 97, conseguiti nell'arco della stagione, oltre al record di vittorie consecutive (17), poi quello delle vittorie complessive, 30 su 38 partite, e infine il record di 15 successi esterni su 19 incontri disputati.[102] Nella stagione 2004-05 invece, il team ha fatto registrare la più lunga serie di pareggi consecutivi nel campionato di Serie A: 7, dalla 7ª alla 13ª giornata. Sempre in quell'anno ha stabilito il record di pareggi complessivi per un campionato a 20 squadre: 18 pari in 38 partite.[103]
A livello di coppe nazionali l'Inter è al primo posto per numero di finali disputate, seguito dalla Roma (22) e dalla Juventus (22): 14 di Coppa Italia (con 7 vittorie)[104] e 9 di Supercoppa italiana (5 successi)[105] per un totale di 23.[104][105] Il record di finali consecutive in Supercoppa italiana appartiene all'Inter con 7 edizioni: 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010 e 2011. In precedenza il primato apparteneva al Milan, che aveva giocato 3 edizioni consecutive: nel 1992, 1993 e 1994.[106]
In ambito internazionale, l'Inter è la prima, e sinora unica, squadra italiana ad aver conquistato, nella stagione 2009-10, il treble, ovvero la conquista nello stesso anno di campionato, coppa nazionale e Champions League.[5]
Nel 1964 l'Inter è stata la prima compagine italiana a vincere la Coppa Intercontinentale,[107] divenendo anche l'unica italiana ad aver vinto scudetto, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale nello stesso anno, il 1965[23] (primato bissato nel 2010).
L'Inter, con il secondo posto raggiunto nel campionato 2010-11, ha conquistato per la decima volta consecutiva l'accesso alla Champions League (nessun'altra squadra italiana ha una striscia così lunga, nella storia della competizione, di partecipazioni consecutive).[108]
L'Inter è la squadra italiana che vanta il maggior numero di partecipazioni alla Coppa UEFA/Europa League. Escludendo le edizioni della Coppa delle Fiere, in quanto tale manifestazione non veniva riconosciuta dall'UEFA, la società ha disputato 24 volte la manifestazione.[109]
L'avversario affrontato più volte dall'Inter in gare ufficiali è la Juventus (220 volte),[110] seguita dal Milan (209 volte),[110] dalla Roma (192 volte)[110] e dal Torino (180 volte).[110]
In campo internazionale, gli avversari classici sono il Real Madrid[111] (15 incontri), il Valencia,[112] il Barcellona[113] (10 incontri) e il Bayern Monaco[114] (7 incontri). I madrileni non si sono mai imposti a San Siro, mentre i nerazzurri hanno vinto al Bernabéu una volta.[111] A livello di club, le nazioni più volte affrontate sono la Spagna[115] e la Germania[116] con 44 incontri ciascuno, seguite dall'Inghilterra con 34.[117]
Statistiche individuali
A livello individuale il giocatore con il maggior numero di presenze in nerazzurro è Javier Zanetti (845 presenze, 18 stagioni). Seguono Giuseppe Bergomi con 756 partite disputate in 20 stagioni, Giacinto Facchetti (634 presenze, 18 stagioni), Sandro Mazzola (565 presenze in 17 stagioni) e Giuseppe Baresi (559 presenze in 15 stagioni).[118] Javier Zanetti, con 570 presenze in Serie A al termine del campionato 2011-12, è il primo giocatore tra quelli in attività con presenze nell'Inter, ed è anche primo fra i giocatori di tutti i tempi non nati in Italia.Il capocannoniere di tutti i tempi è Giuseppe Meazza con 288 gol segnati in 14 stagioni. Alle sue spalle Alessandro Altobelli (209 gol in 11 stagioni), Roberto Boninsegna (171 in 7 stagioni), Sandro Mazzola (160 in 17 stagioni) e Luigi Cevenini III (159 in 10 stagioni).[118]
Tifoseria
Il Football Club Internazionale Milano, secondo il più recente sondaggio di settore condotto dalla società Demos & Pi e pubblicato nel settembre 2012, con il 14,5% di preferenze da parte del campione esaminato, risulta essere il terzo più sostenuto del Paese.[6]Secondo un rapporto della società tedesca di indagini sul mercato sportivo Sport+Markt del 2010, l'Inter potrebbe altresì contare su un bacino potenziale di circa 17,5 milioni di sostenitori in Europa[119] e di 9,3 milioni di simpatizzanti in Sudamerica (secondo un altro rapporto della stessa società del 2009).[120]
La cultura popolare voleva che il tifo per l'Inter fosse per i borghesi, a differenza della sua rivale cittadina, il Milan, supportata invece dalle classi popolari. Infatti, i tifosi dell'Inter soprannominavano i sostenitori rivali del Milan casciavìt, che in milanese significa cacciaviti, proprio per indicare l'origine proletaria e operaia di larga parte dei tifosi rossoneri. A loro volta i tifosi milanisti chiamavano i cugini nerazzurri baùscia, termine milanese che significa gradasso, per indicare uno degli stereotipi classici dei milanesi, essendo allora la tifoseria nerazzurra composta perlopiù dalle classi medie e altolocate, di origine prettamente meneghina.[121][122][123] Questo divario andò appianandosi già negli anni sessanta del secolo passato e i due soprannomi appaiono anacronistici e quasi desueti.
Le tifoserie gemellate storicamente con quella dell'Inter sono quelle del Varese (per la rivalità con i tifosi comaschi, gemellati col Milan),[124] del Valencia,[125] sull'asse Boys-Yomus[124] e soprattutto della Lazio.[124] Quello con i laziali è sicuramente uno dei gemellaggi più solidi ed importanti d'Italia, dato che affonda le proprie radici intorno alla metà degli anni ottanta in risposta all'antico gemellaggio (poi rotto) fra Roma e Milan. Il legame è stato rinsaldato nella finale di Coppa UEFA 1997-1998 a Parigi, il 5 maggio 2002 e il 2 maggio 2010 all'Olimpico, quando i tifosi laziali augurarono agli interisti la conquista del tricolore contro i comuni rivali della Roma.[124] Le rivalità più accese sono soprattutto con le tifoserie della Juventus, con cui fin dagli anni sessanta l'Inter dà vita al derby d'Italia,[126][127] e con la rivale cittadina, il Milan, con cui i nerazzurri disputano il derby di Milano, noto anche come derby della Madonnina. È in questi due match che le presenze allo stadio arrivano di solito all'apice, fino quasi all'esaurimento dei posti. Altre forti rivalità sussistono con le tifoserie del Napoli, dell'Atalanta e della Roma.[124][128]
Organico 2013-2014
Rosa
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Staff tecnico
Staff tecnico aggiornato al 9 luglio 2013.[130]
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Attività polisportiva
Per un breve periodo, durante gli anni venti, l'Inter fu una società polisportiva, con squadre iscritte ai campionati nazionali di calcio, basket e rugby a 15. La sezione cestistica del club partecipò ai primi campionati organizzati dalla Federazione Italiana Basket-Ball (FIB). L'Internazionale Milano, capitanata dal presidente e fondatore della federazione Arrigo Muggiani, vinse uno scudetto nel 1923,[131] andando successivamente incontro allo scioglimento verso la fine degli anni venti. Nel 1927, a seguito della fusione dello Sport Club Italia con l'Unione Sportiva Milanese, nacque una squadra di rugby che divenne una costola dell'Ambrosiana-Inter;[132] con tale nome la neonata formazione disputò il primo campionato di rugby 1929, giungendo in finale e imponendosi 3-0 nell'incontro di spareggio a Bologna contro la Lazio,[133] anche se, a fine torneo, l'Ambrosiana estromise la squadra di rugby, che si ricostituì autonomamente al Dopolavoro Pirelli e divenne famosa con il nome di Amatori Rugby Milano.[132]Nel 1950 l'Inter tornò una polisportiva, cooptando nelle sue fila uno dei più gloriosi club italiani di hockey su ghiaccio, l'Hockey Club Milano, che divenne l'H.C. Milano-Inter.[134] La squadra si laureò campione d'Italia nel 1950, 1951, 1952 e 1954 e vinse la Coppa Spengler, il più antico torneo europeo per squadre di club, nel 1953 e 1954, prima di sparire nel 1956 per problemi economici e fondersi con l'altra squadra di Milano, i Diavoli Rossoneri.
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